NMWC - National Metal Work Corporation - Akaki - Ethiopia

FATA European Group spa - Pianezza TO

L'imponente opera sorta tra gli anni 1987 e 1990 ad Akaki, un piccolo villaggio situato 20 km a SUD della capitale dell'Ethiopia Addis Ababa, fu realizzata da FATA European Group per conto della Società etiope NMWC - National Metal Work Corporation, con il finanziamento della Cooperazione Sviluppo Paesi Emergenti del Ministero degli Esteri italiano.


Come tristemente noto, l'Ethiopia era ed è uno dei Paesi più poveri del mondo, e questa condizione era aggravata dalla totale mancanza di Reti di Assistenza di alcun bene. In buona sostanza, qualora una "macchina", fosse essa un'automobile, un camion, una pompa, un generatore, un trasformatore, ecc., si fermasse per avaria, la macchina rimaneva ferma sino all'arrivo del pezzo di ricambio dal Paese industrializzato produttore della specifica macchina: l'obiettivo ambizioso della Farnesina era di annullare questo tempo di fermo macchina per il maggior numero di macchine presenti in Ethiopia, producendo uno svariato numero di pezzi di ricambio in loco.


L'opera fu assegnata a FATA European Group, Società di Engineering con Sede principale a Pianezza, alle porte di Torino, mediante due forme di finanziamento. Un Grant per tutta la parte intellettuale: studio di fattibilità, progetto di massima, progetto esecutivo, montaggio, collaudo, avviamento, reclutamento e addestramento. Un parte sotto forma di Soft Loan (in seguito cancellato dal Ministero) per la fornitura dell'impianto: fabbricati, impianti e macchinari.

Una volta ultimato, il sito fu in grado di produrre di tutto: pistoni, palle per cementifici, ingranaggi, assi a camme, chiavi inglesi, ruote, pulegge, ecc.

L'impianto era (ed è), costituito da 9 fabbricati principali: Fonderia, Forgia, Officina Meccanica, Trattamenti Termici, Trattamenti galvanici, Magazzino, Uffici, Mensa/Spogliatoio, Training, oltre ad alcuni piccoli fabbricati accessori quali la cabina elettrica, la guardiola, il locale pompe, ecc.


Enrico Bencini iniziò ad occuparsi del progetto nel 1987 a montaggi iniziati, con l'incarico di Responsabile delle Opere Edili, coordinando quindi la progettazione e la realizzazione dei fabbricati e delle fondazioni delle oltre 100 macchine utensili da istallare: cosa non facile in un sito dove i capannoni in acciaio vennero inviati dall'Italia ma il calcestruzzo per i plinti, le fondazioni e il piezometro veniva impastato a mano e trasportato a piè d'opera in secchi portati anch'essi a mano dagli addetti. Inoltre, il sito fu eretto in una zona geologicamente formata da gray clay, la famigerata argilla espansiva di cui per fortuna tutto era già stato studiato dalla Università degli Studi di Addis Ababa, dove Bencini dovette ritornare studente a lungo per comprendere il meccanismo di espansione e ritiro e risolvere quindi il problema nel sito di Akaki. In particolare nell'Officina Meccanica, un immenso capannone quadrato di 120 m di lato (12 x 12 campate da 10 m per complessivi 14.400 m2), durante la stagione delle piogge i pilasti si allontanavano tra loro di diversi centimetri (2-3) che significavano un allungamento totale del capannone di 20-30 cm alla base dei pilastri, per riavvicinarsi nella (lunga) stagione secca.

Plastico dello stabilimento e, sotto il titolo, vista generale as built da una altura prospiciente l'impianto.

L'Architetto Bencini sovrintende al posizionamento di armature in getti di fondazione nel cantiere NMWC di Akaki.

Sotto si può vedere la torre piezometrica, indispensabile garanzia antincendio in un luogo isolato come il sito NMWC. La torre è alta 20 m e regge un serbatoio di 10 m3, assicurando così 10.000 litri di acqua a 2 atmosfere al piede della torre.

Dalle fotografie si può comprendere in quali condizioni si lavorasse ad Akaki, con il calcestruzzo miscelato a mano e gettato con secchi. La totale assenza di additivi, unita alle temperatura ed umidità ottimali dell'altopiano etiope, consentivano tuttavia di avere una lavorabilità sufficiente a potere gettare un discreto quantitativo di materiale senza che iniziasse la presa. Anzi, c'è da aggiungere che la lavorazione eseguita con la sola idratazione, senza cioè l'aggiunta di alcun additivo quali fluidificanti, ha consentito di raggiungere resistenze caratteristiche del calcestruzzo ottimali.

Le particolari condizioni climatiche del Sito, unite alla difficile tipologia del terreno di posa, formato da una argilla espasiva detta  gray clay - parente stretto della bentonite sodica - hanno obbligato l'Architetto Bencini a spendere molto tempo presso l'Università degli Studi di Addis Ababa per imparare ad affrontare il problema. La soluzione si trovava infatti nelle conoscenze locali della meteorologia, che indica di battere le quote in una stagione intermedia tra quella secca e quella delle grandi piogge interpolando le quote se obbligati a batterle in stagione non di quiete, considerando un movimento totale tra massima espansione e massima quiete dello 0,2%, in modo da trovarsi in condizioni ottimali di quiete dell'argilla, ovvero non espansa come durante la stagione delle piogge, né ritirata e crepata quando è completamente anidra nella stagione secca. Il problema successivo è stato però quello di mettere in pratica la teoria. Infatti, la stagione intermedia è relativamente breve, e lo è in assoluto con i tempi di lavoro che si sono visti nelle fotografie precedenti.